I 5 casi più famosi della psicologia
Il cranio di Phineas Gage

Il cranio di Phineas Gage

In questo articolo ho cercato di riassumere alcuni tra i casi più famosi che hanno contribuito a gettare le basi della moderna psicologia e di discipline affini come la neuropsicologia o le neuroscienze.

Phineas Gage

Phineas Gage era un operaio statunitense di 25 anni addetto alla costruzione di ferrovie. I suoi capi lo definivano come “l’uomo più efficiente e capace, attentissimo e concentrato nel preparare le detonazioni”.

Il 13 settembre 1848, mentre faceva esplodere una roccia con una carica esplosiva, una sbarra di metallo gli trapassò il cranio provocando lesioni orbitomediali della corteccia prefrontale. La corteccia prefrontale è un’area che svolge un ruolo fondamentale nella regolazione delle abilità cognitive e del comportamento. Gage riuscì miracolosamente a sopravvivere all’incidente e l’attenzione, la memoria, il linguaggio, l’intelligenza e le abilità motorie restarono pressoché intatte.Egli però non era più in grado di prendere decisioni, rispettare le regole sociali, era indifferente riguardo al proprio futuro, era indisciplinato, irrequieto, inaffidabile e disinibito: non era più lui.

Grazie a questo ed altri casi è stato possibile confermare che danni al lobo frontale possono modificare il comportamento umano, l’umore e la personalità.

– Il controverso esperimento del “piccolo Albert”

Gli studi condotti da John Watson sul piccolo Albert sono probabilmente i più controversi ed eticamente discutibili di tutta la psicologia. Watson è considerato il padre del comportamentismo, un approccio secondo cui gli psicologi devono limitarsi allo studio scientifico del comportamento oggettivamente osservabile. Egli riteneva che tutti i comportamenti, anche quelli più complessi, fossero il risultato di un condizionamento. In questo esperimento utilizzò la tecnica del condizionamento classico (uno stimolo inizialmente neutro evoca una risposta dopo essere stato associato ad uno stimolo che suscita di per sé una risposta spontanea).

Watson e Rayner mostrano al piccolo Albert una maschera da coniglio.

Watson e Rayner mostrano al piccolo Albert una maschera da coniglio.

Nel 1920 Watson e la sua assistente Rosalie Rayner iniziarono degli esperimenti su un bambino di 9 mesi oggi noto come “piccolo Albert”. Lo scopo di questo esperimento era di dimostrare che la paura, così come le altre emozioni, era il risultato di un condizionamento da parte dell’ambiente.

Watson inizialmente presentò al bambino una serie di stimoli come un topolino bianco, un cane, delle maschere e dei giocattoli e Albert reagì con indifferenza o curiosità. Un giorno lo psicologo mostrò ad Albert un ratto bianco e contemporaneamente colpì con un martello una grande sbarra di acciaio che provocò un forte rumore. Inevitabilmente il bambino iniziò a piangere. Watson replicò questo procedimento molte volte finché Albert sviluppò una fobia per il topo poiché aveva associato il forte rumore della barra d’acciaio con la presenza dell’animale: il bambino iniziava a piangere e gridare appena vedeva il ratto. In seguito, il bambino mostrò anche un processo di generalizzazione: la sua fobia si estese a oggetti (come una maschera di Babbo Natale e un coniglio bianco) che per forma o colore ricordavano il topo bianco.

Questo studio è stato oggetto di numerose critiche soprattutto perché Watson e la sua assistente, una volta finiti gli studi, non si interessarono più del piccolo Albert e della madre e non cercarono nemmeno di “decondizionare” il bambino.

– Il paziente H. M.

Il primo settembre del 1953 un uomo di 27 anni di nome Henry Gustav Molaison (che verrà ricordato come il “paziente H.M.”), subì un intervento chirurgico in cui vennero asportati bilateralmente i due terzi anteriori del lobo frontale mediale.

Il cervello di H.M. conservato

Il cervello di H.M.

H.M. soffriva di una grave forma di epilessia farmaco-resistente e si pensava che l’intervento chirurgico fosse l’unica possibilità per ridurre la gravità e la frequenza delle crisi epilettiche. Dopo l’operazione, le crisi epilettiche effettivamente si ridussero ma il paziente presentava una lieve amnesia retrograda, cioè non riusciva a ricordare nulla dei 3-4 giorni precedenti all’intervento e soprattutto una grave amnesia anterograda, ovvero non era più in grado di apprendere nuove informazioni. Ad esempio, egli dimenticava di aver appena mangiato, non riconosceva il personale dell’ospedale che lo aiutava quotidianamente e non era nemmeno in grado di riconoscersi nelle fotografie perché credeva di avere un’età molto inferiore a quella anagrafica. La memoria di H.M. si era fermata a quel primo settembre del ’53. La particolarità di questo paziente era che l’intelligenza, le abilità motorie e il linguaggio erano preservati.

Grazie allo studio di questo caso i ricercatori di tutto il mondo sono stati in grado di comprendere molto sulla formazione della memoria e sulle strutture che si occupano della codifica, dell’immagazzinamento e del recupero delle informazioni.

– Il caso dell’Uomo dei lupi

Questo caso trattato da Sigmund Freud in “Dalla storia di una nevrosi infantile” (1914) è probabilmente il più famoso e studiato di tutta la psicoanalisi. L’uomo dei lupi era un ragazzo di ventitré anni di origine russa di nome Sergei. Lo psicoanalista austriaco lo descriveva come un uomo assolutamente incapace di affrontare la vita in maniera autonoma: non poteva fare a meno degli altri.  Ipotizzò una nevrosi ossessiva (oggi parleremmo di Disturbo di personalità Borderline).

Il sogno dei lupi dipinto dallo stesso Sergei.

Il sogno dei lupi dipinto dallo stesso Sergei.

Il nomignolo “Uomo dei lupi” deriva dal seguente sogno fatto da Sergei all’età di quattro anni: mentre era nel suo letto si aprì la finestra della stanza e vide seduti su un albero sei o sette lupi che lo fissavano. Egli si svegliò dal sonno in preda al panico. Secondo l’interpretazione di Freud questo sogno era la rappresentazione di un evento realmente accaduto a Sergei da piccolo in cui aveva visto i genitori avere un rapporto sessuale.

Negli anni si sono susseguite diverse e affascinanti interpretazioni di questo sogno e ancora oggi non si è arrivati ad una conclusione unanime.

– Il paziente “Tan Tan”

Nel 1861 il neurologo francese Paul Broca descrisse il caso di un uomo che riusciva ad articolare sole le sillabe “tan tan”. Il paziente mostrava un’afasia motoria ovvero un grave deficit nella produzione del linguaggio in assenza di deficit di comprensione (anche se oggi è stato dimostrato che in tutti i tipi di afasie vi è un deficit sia nella produzione che nella comprensione del linguaggio). L’esame post-mortem rivelò una profonda lesione al piede della terza circonvoluzione frontale causata probabilmente da un crisi epilettica. Quest’area in seguito verrà denominata Area di Broca in onore del grande neurologo francese.

Area di Broca.

L’area di Broca, fondamentale per l’elaborazione del linguaggio.

Gli studi su “Tan Tan” hanno dimostrato che la nostra capacità di parlare dipende dall’integrità della corteccia cerebrale e in particolare dall’Area di Broca. Questo caso viene considerato da molti come l’atto di nascita della neuropsicologia.

Una curiosità: un recente studio (Domanski, 2013)  ha dimostrato che il vero nome di “Tan Tan” era Louis Victor Leborgne e avanza l’affascinante ipotesi secondo la quale la sillaba “Tan” derivi da moulin a tàn ovvero dai mulini ad acqua presenti nella sua città natale Moret-sur-Loing in Francia.

Valerio Di Lazzaro

5 Comments

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    Piccolo Albert

    Posted 13 Gennaio 2014 14:38

    MI VENDICHERO’!

  • by

    Cioccolata

    Posted 25 Gennaio 2014 12:03

    L’interpretazione di Freud del sogno di Sergei è straordinaria. Nel senso che è straordinaria la sua assurda fantasia nel riuscire a collegare 7 lupi su un albero con un rapporto sessuale.

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    Giorgio Schinco

    Posted 5 Novembre 2015 16:31

    Ciao a tutti! Forse vi potrebbe interessare una breve storia che ho scritto sul piccolo Albert!
    http://storielledipsicologia.blogspot.it/2015/11/il-piccolo-albert-lei-e-sicuro-che.html#more
    Visitate Storielle di Psicologia su Facebook e su Blogger! 🙂

  • by

    Arianna

    Posted 21 Settembre 2018 08:35

    è bellissimo il tuo sito e gli articoli sono davvero molto interessanti e ben scritti! Complimenti! (sono una futura psicologa)

    • by Valerio Di Lazzaro Posted 21 Settembre 2018 15:37

      Grazie Arianna 🙂
      Purtroppo sono anni che non aggiorno il blog con nuovi articoli però mi fa davvero piacere che sia ancora interessante per qualcuno.
      Forse in futuro pubblicherò qualche nuovo post 🙂

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